La App Immuni ha diviso l’Italia tra difensori della salute e difensori della privacy. Poi però capita che giochiamo e scherziamo con App tipo TikTok o Snapchat… E ciaone alla privacy
Che questo strano periodo di chiusure in casa e pandemie ci abbia fatto “balzare” in avanti nell’uso quotidiano del digitale è ormai fuori dubbio. Cerchiamo online, socializziamo online, ci informiamo e formiamo online, giochiamo e ci divertiamo online e , con la App Immuni, potremmo anche in teoria tranquillizzarci sulla nostra salute. La Puglia è stata infatti tra le prime regioni a diffonderla e testarla, tra le varie discordanti opinioni se usarla o meno, attenti come siamo a difendere la nostra preziosa privacy e la nostra libertà, tutelandola intelligentemente da “sguardi esterni”. Bellissimi concetti la privacy e la libertà, ma siamo davvero così attenti e pignoli nel proteggerli? No, per niente; davanti a una risata e a qualche scherzo da rendere virale tra amici e parenti cadiamo spesso come pere cotte tra le grinfie di hacker, stalker e banditi digitali. Come? Per esempio giocando con Tik Tok o Snapchat e, peggio ancora, lasciandoci giocare i bambini per tenerli buoni, senza attivare quel minimo di precauzioni necessarie che fanno la differenza tra “usare” le App e, invece, “esserne usati”, a volte purtroppo anche “ab-usati”.
Il mondo digitale, incluse diverse geniali App, rappresentano ormai canali e strumenti potenti ed utilissimi in molteplici situazioni, ma non è più pensabile oggi di utilizzarli in modo superficiale senza un minimo di accortezze sia per il miglior uso che per la maggior tutela nostra, dei nostri cari e delle nostre attività.
Prendiamo due esempi tra i più noti al grande pubblico, Tik Tok e Snapchat, solo per descrivere in modo semplice cosa “potrebbe” nascondere una App (che sembra) di puro divertimento, mentre siamo presi a scompisciarci dalle risate col nostro telefono tra le mani.
TikTok è un social network molto popolare che consente di creare clip musicali o divertenti video fino a 60 secondi, aggiungendo effetti speciali e altre amenità; Su quest’app aleggia da sempre un’aura di mistero, e l’origine cinese del software non fa che aumentare la sensazione. Su di essa, numerosi esperti di cybersicurezza si sono espressi con preoccupazione, soprattutto per via delle “grandi quantità” di dati che vengono inviati ai server; “TikTok è fondamentalmente parassitario” ammoniva pochi mesi fa il co-fondatore di Reddit (sito Internet tra i più seguiti al mondo di social news, intrattenimento e forum.) “Disinstallate quello spyware.”
La stretta sulla privacy di Apple, con l’aggiornamento iOS 14, ha rivelato che l’attuale versione di TikTok accede alla clipboard dell’utente di continuo, a intervalli di pochi secondi. La clipboard è la memoria del copia-incolla, quella che di solito contiene il numero di carta di credito, la password, un URL o il testo di un messaggio. Tutta roba altamente sensibile e personale.
Diversa ma comunque preoccupante per gli utenti la sicurezza dati di Snapchat. La App in sé era sicura e rispettosa delle norme su sicurezza e privacy, MA, e qui il ma ci va maiuscolo, gli utenti potevano aggiungere a Snapchat (seppur manlevata dalle sue norme contrattuali) utilità ed accessori di terze parti (vulnerabili) e per questo “è finita più volte sotto attacco di pirati, che potrebbero conservare, nei loro archivi informatici, dati, video e immagini intime degli utenti. Si teme in particolare che ci siano contenuti di nudo e pornografia minorile che possano essere diffusi in rete. Non è la prima volta che Snapchat finisce sotto attacco. E di recente finì anche sotto accusa per i sistemi di sicurezza allora adottati, evidentemente inefficaci.”
Ridere, si sa da millenni, è la forma più ipnotica e contagiosa di comunicazione umana;
queste app “divertentistiche” magnetizzano letteralmente la nostra attenzione distogliendoci dal resto; ci sono persone, bambini inclusi, che ne restano attanagliate per intere ore. Che ben vengano le sane risate e la diffusione dei sorrisi, ma attenzione a quando diventano “ipnotiche”: ci potrebbe sfuggire qualcosa.
La domanda è: se, giustamente, siamo disposti a difendere da eventuali violazioni la nostra privacy da una App sanitaria, vale la pena poi spalancarne le porte per una risata? Direi di no.
Foto di Gino Tafuto