Splendide immagini di una realtà ancora attuale nella nostra identità odierna, sia di comunità che di individui. La realtà che siamo oggi, e quella che potremo essere in futuro, si realizza da ciò che di buono siamo stati fino a ieri. Credere di sfogliare ricordi in bianco e nero e vederli invece affiorare concreti dinanzi a noi
Energia, ottimismo e voglia di fare. Queste le caratteristiche che negli anni 50/60 permisero all’Italia di fare un netto balzo in avanti per passare dalle macerie e dalla crisi del dopo-guerra alla ribalta mondiale. Sia per le sue idee vincenti in economia, sia per lo sviluppo di nuove tecnologie. I nostri padri e le nostre madri erano giovanissimi, i nostri nonni e le nostre nonne erano sopravvissuti a fame e bombardamenti e, prendendo l’Italia per mano, la stavano traghettando verso il benessere, continuando gli sforzi con la loro tenacia e il loro senso di comunità, con sacrificio e speranza, facendo del poco che avevano i tesori da cui ricostruire l’Italia che abbiamo oggi, rendendo possibile in seguito i decenni di benessere e consumismo in cui siamo cresciuti poi noi.
Oggi il digitale ha reso molte cose più semplici e veloci, da circa dieci anni scivoliamo rapidamente su cose, persone, eventi, soffermandoci molto meno sulla loro essenza e sui loro “veri” significati. Eppure la storia di quegli anni ci appartiene, è solo ieri, i protagonisti sono ancora tra noi, per fortuna. Anziani ma solidi come monumenti nei loro sentimenti, nelle loro storie, nei loro dolori e nelle loro conquiste; sono ancora tra noi per raccontarci come hanno fatto a superare il buio, hanno visto i loro padri e le loro madri portare in braccio l’Italia verso la serenità.
Questo ci racconta il libro “Gli anni della Dolce Vita ”custodito nella libreria fotografica di Big Foto, a Taranto, e mostratomi da un commosso Nicola Russo che, mentre lo sfogliava davanti a me, esprimeva il suo malinconico stupore per la nostra gente di allora e per i grandi Maestri della Fotografia che ne hanno immortalato l’anima, il corpo e gli scenari in cui agivano.
In ogni espressione di quei volti ci sono decenni di intense storie ed emozioni vissute, in ogni scatto c’è un’atmosfera in cui si viene letteralmente risucchiati; atmosfere di gioco, di tristezza, di fatica, di successo. Fotogrammi di una Storia che ancora oggi vive i suoi sviluppi; siamo figli di quegli anni sia nei concetti che ancora ci appartengono, sia nelle convinzioni e nelle regole sociali che ancora ci portiamo dentro. Questo libro ci mostra la maestosità della Fotografia sociale, la bellezza di poterci soffermare su ogni dettaglio: uno sguardo, un paio di scarpe, una vetrina, un anziano che sorride, un bambino che esclama, un’attrice che fa pausa, una città che rivive e un’altra che si chiede come risorgere.
Questo libro ci mostra anche l’importanza della Fotografia stampata e rilegata, di come in questo modo diventi la nostra Storia da sfogliare, di come ci lascia immergere in ciò che siamo davvero nel DNA, nella nostra essenza frammentata e rispecchiata in quegli scatti, a dispetto dei (pochi) decenni che ce ne separano.
I grandi Maestri di quei tempi ci raccontano e si raccontano in un coinvolgente Tour dell’Italia e tra gli Italiani: lo sport, il cinema, l’economia che risorgeva, l’infanzia e i giovani di allora, le partenze dalla propria terra e i primi grandi magazzini, i primi supermercati, i primi risvegli dopo la guerra.
Alcuni di quei grandi fotografi sono stati a Taranto qualche anno fa, invitati da Big Foto a tenere i loro prestigiosi ed indimenticabili work shop, ad esempio Gianni Berengo Gardin e Uliano Lucas, …Nicola Russo ancora si emoziona al ricordo.
Nel libro anche alcuni scatti della pugliese “fotografa dei divi” Chiara Samugheo, che fu la prima donna fotografa negli anni 50 ad approdare nella “Milano da bere”.
Uno dei compiti della Fotografia è raccontare l’oggi, che diventerà poi ieri e quindi Storia. La fotografia va vista in cartaceo. La fotografia va conservata su carta. Le fotografie a cui siamo più legati vanno stampate e conservate in volumi: sono la nostra memoria e dobbiamo renderla disponibile ai nostri figli e a chi verrà. Del digitale non resterà nulla.
E ad esprimere questo ultimo concetto è uno dei pezzi grossi del digitale, addirittura di Google (la “cosa” più digitale che esiste):
“Via via che i sistemi operativi e i software vengono aggiornati, i documenti e le immagini salvate con le vecchie tecnologie digitali diventano sempre più inaccessibili. Nei secoli che verranno, gli storici che si troveranno a guardare indietro alla nostra era potrebbero trovarsi davanti a un “deserto digitale” paragonabile al Medioevo, un’epoca di cui sappiamo relativamente poco a causa della scarsità di documenti scritti. Se tenete a una foto, stampatela.
A parlare è Vinton “Vint” Cerf, ex vicepresidente e “Chief Internet Evangelist” di Google. Uno dei “padri di internet“.
Grazie ai grandi Maestri di ieri e di oggi dell’Arte Fotografica, e grazie al loro esempio, perché oltre a mostrarci la loro Arte ed ai consigli sulla tecnica, ci offrono anche spunti per riflettere su cose più durevoli e profonde: chi siamo davvero, per esempio.