Energia, ottimismo e voglia di fare, come nel boom degli anni ’60. La Puglia di Agosto pensando all’autunno e al digitale. Viviamo in una terra meravigliosa e dobbiamo guadagnarcela, anche per il futuro
Negli anni 60 l’Italia fece un balzo in avanti e passò dalla crisi del dopo-guerra alla ribalta mondiale, sia per le sue idee vincenti in economia e sia per lo sviluppo di nuove tecnologie. Poi seguirono i decenni del consumismo e dell’appiattimento culturale procurato dai concetti di grande industria e successiva automazione dei cervelli.
Oggi la crisi che corre ormai dal 2008 ed esacerbata dal coronavirus ci induce a riflettere sempre più su dove siamo e dove vorremmo andare. Ma quali sono gli ingredienti che ci servono per maturare un nuovo balzo, degno dei nostri brillanti predecessori? Probabilmente gli stessi che spinsero allora i vari “Olivetti” di quegli anni, i loro dipendenti, i loro clienti e tutta la società di quei tempi: energia, ottimismo e voglia di fare! Tutti e 3 canalizzati in una meta comune: innovazione. Innovare il pensiero, innovare i processi, le relazioni, le interazioni tra individui, innovare le soluzioni osservando i problemi in modo innovativo. Innovazione.
Noi pugliesi dovremmo ora goderci questa Terra meravigliosa in modo attivo e pro-attivo, lasciando per un po’ da parte i problemi e pensare alle soluzioni. Gli italiani degli anni 60 diventarono leader e svoltarono l’economia inventando chip, macchine da scrivere, moda, tecnologie e svilupparono sia i consumi interni che l’export. Si nutrivano di bellezza e di cultura, di sane interazioni tra cervelli e operatività di eccellenze creando reti di uomini e donne rampanti. Oggi, dopo 60 anni, abbiamo Internet, abbiamo le tecnologie digitali, abbiamo modelli efficaci di sviluppo e gestione che nascono dalle Loro idee. Ne dobbiamo diventare all’altezza, ne dobbiamo tornare degni.
Viviamo dunque il bello che ci circonda non più in forma passiva e fugace. Godiamo del buon cibo studiandone le origini, il mercato, le possibili diffusioni. Visitiamo i nostri luoghi interrogandoci sulla loro accessibilità, su quanto sono conosciuti al mondo o meno, su come poterli vivere e mostrare meglio.
Visitiamo i nostri tesori archeologici e pensiamo a quanto poco li conosciamo e promuoviamo, al contrario di altri Paesi che con una sola pietra antica creano business turistici con code di curiosi paganti.
Visitiamo le tante mostre fotografiche in corso in questi giorni, cogliamo l’essenza di una immagine ed impariamo a comunicare il bello, oltre che i selfie. Visitiamo i nostri artigiani e immaginiamoli in linea con i tempi, volti al futuro (già presente).
Al fresco sotto l’ombrellone leggiamo di più sui concetti attuali e sulle dinamiche digitali, che vedono l’Italia agli ultimi posti in Europa come utilizzatori, peggio ancora il Sud Italia. Mentre viviamo nel bello innoviamoci mentalmente e strutturalmente. Rispondiamo con energia e voglia di fare anziché annegare nelle negatività e nelle angosce.
Prepariamoci ad una ripresa autunnale (anche se l’estate climatica in Puglia finisce ad ottobre) più forti digitalmente, più consapevoli ed efficaci su come utilizzare il web mondiale a nostro vantaggio, che sia per lavoro, per affari, per studio o per tempo libero e formazione. Quel digitale con cui il mondo evoluto riesce a sviluppare relazioni, interazioni, idee, progetti, distribuzioni, gestioni. Svegliamoci nel bello in cui viviamo, perché se continuiamo a viverlo passivamente prima o poi dovremo lasciarlo.
Interagiamo, condividiamo, avviciniamoci come ingranaggi ad altri ingranaggi: creiamo meccanismi tra umani capaci di muovere e scandire il tempo nel giusto verso, non più all’indietro o verso l’immobilità.
Mentre scrivo penso a Paolo Aquaro, un inesauribile vulcano di energia che a 83 anni nel lockdown ha messo mani al notebook per dirigere un giornale in video call, che scambiava spunti e riflessioni su whatsapp… e che per ultimo saluto mi regalò un gran sorriso e le braccia spalancate come Modugno nel monumento a Polignano: VOLARE !!!
Fotografie: Gino Tafuto